Un nuovo anno scolastico è iniziato anche nel reparto di Pediatria del Policlinico San Matteo a Pavia.
Proprio così, una scuola in ospedale, “quello spiraglio di normalità e quotidianità che diamo ai bambini e alle famiglie”, come ci racconta la maestra Fiorella, che inizia quest’anno la sua avventura tra le corsie.
Come lei sono tante le insegnanti che non trascorreranno il nuovo anno scolastico in cattedra, ma svolgeranno le lezioni nei reparti della Pediatria, nelle stanze dove i bambini e i ragazzi sono in cura, permettendo loro di continuare quel percorso didattico che la malattia spesso costringe ad interrompere per periodi lunghi.
Alcune di loro lavorano in ospedale da quasi trent’anni, altre da meno tempo. Abbiamo pensato di intervistarle per potervi raccontare dal loro punto di vista l’importanza di questo servizio e come sia di supporto al percorso di cura dei piccoli pazienti.
Cristina, Fiorella, Giuliana, Emilia, Adelia e Donatella hanno risposto alle nostre domande. Sono un team affiatato, si confrontano spesso e hanno tutte a cuore l’unico obiettivo di essere presenti e d’aiuto ai loro alunni.

Le maestre Giuliana, Cristina e Fiorella
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- Come questi anni hanno modificato il suo modo di insegnare?
Maestra Emilia: In un contesto come l‘ospedale si sviluppa maggiormente la competenza legata alla sfera relazionale, affettiva, emozionale rispetto a quella didattica vera e propria. C’è un rapporto umano più empatico. I docenti sono in grado di cogliere segnali comunicativi di disagio e lavorano per migliorare la condizione psicologica del bambino.
- Quali sono, se ci sono, le differenze principali o i punti in comune tra i diversi ragazzi che frequentano la scuola in ospedale e provengono da parti diverse o da situazioni familiari differenti?
Maestra Donatella: Le differenze sono culturali, linguistiche, religiose, cognitive, esperienziali. Tutti convergono nella comune esperienza della malattia, del trauma e del distacco dalla quotidianità.
Maestra Giuliana: Qui però hanno in comune la stessa storia di vita, di malattia, non ci sono differenze e discriminazioni. C’è empatia: diventano una famiglia.
- Quanto è importante a suo parere dare la possibilità di frequentare la scuola e continuare il percorso didattico ai bambini e ai ragazzi e quanto questo aiuta il loro percorso di cura?
Maestra Adelia: Continuare il percorso didattico è fondamentale dove c’è una lunga degenza per porre il bambino in una dimensione di normalità e quotidianità che è stata sconvolta e non perdere l’anno scolastico. Inoltre la speranza del ritorno alla scuola “fuori” è importante a livello psicologico perché proietta i bambini e i ragazzi al futuro.
- Uno dei bimbi mentre fa i compiti
- Interno della scuola del policlinico
- La porta della scuola al reparto di Oncoematologia
- Immagino che il carico emotivo che ogni giorno affrontate sia importante. Come lo gestisce e come scarica lo stress?
Maestra Giuliana: Il carico emotivo è talmente grande che ha modificato il valore che attribuisco alla vita. È difficile scaricare lo stress, ma il servizio psicologico fornito da Soleterre mi aiuta molto: confrontarmi con le colleghe e insieme a loro parlare con gli psicologi negli incontri settimanali del mercoledì è importante perché permette uno scambio continuo di impressioni e dubbi. Diamo parola ad un’emozione.
- Quanto in questo la aiuta il servizio di supporto psicologico?
Maestra Cristina: Mi sono accorta di quanto fosse fondamentale avere il supporto psicologico quando mi è mancato. Adesso che nuovamente possiamo contare su delle figure professionali e dedicare un tempo prestabilito in cui poter esplicitare, senza giudizio, il nostro carico emotivo fa la differenza nel nostro lavoro e nella nostra vita.
- Qual è la sfida maggiore che affronta ogni anno e, se c’è, un obiettivo personale o scolastico che vorrebbe raggiungere quest’anno?
Maestra Giuliana: La sfida maggiore è tornare qui ogni anno, trovare la forza per non chiedere il trasferimento.
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