Prima delle vacanze estive ci sembrava doveroso darvi un aggiornamento sia dall’Italia che dai nostri Paesi, anche per salutarvi momentaneamente con alcune buone notizie!
Per questo abbiamo chiesto al nostro staff di raccontarci come sono andate queste ultime settimane sia lato COVID che per quanto riguarda le attività di supporto psicologico e accoglienza che stiamo portando avanti.
Come vi abbiamo già raccontato nei giorni precedenti, purtroppo l’Uganda sta passando un momento terribile a causa della pandemia. I contagi e i decessi a causa della variante delta sono purtroppo numerosi e il sistema sanitario è al collasso. Con il nostro staff locale siamo in costante collegamento e vi informeremo mano mano che avremo novità in merito.
Ecco intanto come ci stiamo muovendo sia in Italia che nel resto del mondo.
Ucraina
La situazione COVID-19 è migliorata: il lockdown è finito il 1° maggio e il numero dei casi è diminuito (anche se ancora ogni giorno muoiono purtroppo molte persone).
Inoltre, grazie a un bel lavoro di squadra, un antibiotico antitumorale fondamentale è finalmente arrivato nei reparti pediatrici di Kiev e Lviv. Si tratta di un farmaco utilizzato nella chemioterapia per il trattamento dei diversi tipi di tumori (leucemie, osteosarcomi, ecc.).
Quest’anno, col cambio governo e tutta una serie di questioni burocratici, questo medicinale – che di solito è fornito dallo Stato ed è incluso nei protocolli internazionali di trattamento del cancro – non era purtroppo a disposizione degli ospedali.
Ora, però, i bambini potranno ricevere le cure farmacologiche adeguate, scongiurando il pericolo di un eventuale giro di vite al mercato nero ucraino, dove circolano medicine purtroppo non a norma e pericolose.

Marocco
Sebbene ci sia un aumento di casi con variante delta anche lì, l’impatto è per fortuna minimo sul sistema ospedaliero e ridotto sui decessi. C’è comunque una grande attività di prevenzione da parte del Governo, com’è accaduto per le precedenti ondate.
Gran parte della popolazione è infatti ormai vaccinata, tanto che il Marocco è tra i primi Paesi africani per percentuale di vaccini somministrati alla popolazione.
Costa d’Avorio
Quest’anno abbiamo attivato le formazioni con il Gruppo Franco-Africano di Oncologia Pediatrica. Le attività della casa d’accoglienza proseguono, anche con tutta una serie di formazioni ad hoc al personale e l’anno prossimo con una campagna di sensibilizzazione sul cancro infantile.
In questi ultimi tempi, c’è stato solo un piccolo calo nei numeri dei bambini accolti in casa, dovuto a un po’ di preoccupazione per il COVID. Le famiglie, infatti per evitare eventuali contagi, tendenzialmente han portato meno i loro figli in città e di conseguenza nella nostra struttura. Detto ciò, per fortuna la Costa d’Avorio non è stata particolarmente colpita dal virus. L’impatto è stato quindi maggiormente psicologico che non fisico.

Taranto
In questa terza ondata l’impatto del COVID sulle famiglie ricoverate in Onco-ematologia pediatrica non è stato come nella prima fase, soprattutto durante il lockdown. In quel periodo si era sentito di più “l’isolamento dentro l’isolamento”, proprio perché le famiglie non erano ancora preparate a tutto quello che la pandemia avrebbe comportato e c’era stata anche un’interruzione improvvisa dei servizi extra ospedalieri, che venivano garantiti a supporto delle famiglie (volontariato, servizio delle educatrici ecc). Il supporto psicologico è rimasto invece sempre attivo un giorno a settimana e si è svolto a distanza per garantire il sostegno ai pazienti che non potevano venire fisicamente in ospedale. Oggi vi è stata una sorta di “normalizzazione” della situazione dal punto di vista psicologico perché le famiglie sono più preparate. Resta comunque la speranza di poter riattivare tutti i servizi per i ricoverati, ma in attesa di ciò al momento la situazione persiste abbastanza tranquilla.
Pavia
La situazione contagi all’interno del reparto è sotto costante controllo e ovviamente i genitori e i bimbi e ragazzi ricoverati sono sempre isolati nelle proprie stanze. È un isolamento per il quale però ora sta emergendo una notevole fatica perché non possono vedere l’altro genitore o un altro familiare né possono partecipare ad attività che diano loro piccole parentesi di svago durante il percorso di cura. Nemmeno i volontari infatti possono ancora accedere al reparto. Tutto ciò fa si che oltre alla fatica, alla preoccupazione e alla paura legata al decorso della malattia emerge la noia.
Lo spazio con i nostri psicologi diventa così un momento tanto atteso perché offre a loro una finestra diversa per osservare e provare ad affrontare la quotidianità in ospedale in modo diverso, elaborando emozioni e vissuti personali. Lato nostro stiamo migliorando sempre di più la comunicazione col personale medico-sanitario sempre nell’ottica di migliorare anche la qualità del tempo trascorso dai bambini e dalle famiglie in reparto.
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