In Italia e nel mondo sono oltre 3.000 i bambini malati di cancro che aiutiamo ogni anno. Tra questi c’è anche David, che vive in Ucraina e che si è ritrovato a fronteggiare la malattia poco dopo il suo sesto compleanno, in piena pandemia.
Quando lo hanno ricoverato pensavano fosse una polmonite. Presto però i medici si sono resi conto che si trattava di un blastoma pleuropolmonare…
L’unico ospedale in Ucraina che può offrire la radioterapia è l’Istituto ospedaliero oncologico di Kiev: per David e la sua famiglia l’unica possibilità era trovare un posto stabile dove stare durante le cure.
È ciò che siamo riusciti a dar loro, grazie alla Dacha, la nostra casa di accoglienza che dal 2009 è attiva e ospita gratuitamente le famiglie dei piccoli pazienti oncologici, offrendo loro un tetto e anche il vitto.
I problemi legati al COVID-19
Come se non bastasse il tumore, è arrivata la pandemia a complicare il percorso di cura di David. Per accedere all’istituto oncologico ora è obbligatorio fare un tampone. Un giorno, David è arrivato all’Istituto per i controlli e non gli è stato possibile entrare in ospedale perché non aveva i risultati del test COVID.
Il tampone in Ucraina non è gratuito, anzi: ha un costo elevato che le famiglie non possono permettersi, soprattutto non ogni volta che i loro figli devono andare per le terapia e i controlli. La nostra Fondazione, oltre alle chemioterapie che a loro volta costano notevolmente, sta aiutando economicamente le famiglie pagando i tamponi, laddove possibile.
Inoltre i tempi di attesa per i risultati sono lunghi e così alcuni bambini non riescono a curarsi secondo le giuste tempistiche. Molti esami e terapie vengono rimandati mettendo a repentaglio le vite dei piccoli.
La Dacha è così un rifugio sicuro per le famiglie e bambini come David, che possono aspettare lì i risultati dei tamponi, in un ambiente dove vengono accolti e seguono attività e giochi. Per via del COVID-19 però anche la casa d’accoglienza ha dovuto dimezzare le presenze per garantire il distanziamento sociale e così molti bambini non hanno nemmeno questa possibilità.

Anche i viaggi per le cure sono sospesi
Il COVID non sta solo rallentando le cure in Ucraina, ma ha anche sospeso molti “viaggi della speranza” per alcuni bambini che venivano nel nostro Paese per alcune cure non presenti a Kiev.
Purtroppo con l’inizio della pandemia, sono almeno 20 i piccoli malati di tumore che non siamo riusciti ad accompagnare qui in Italia per effettuare esami e terapia non disponibili in Ucraina.
Sono viaggi che sicuramente costano, ma che di fronte a una possibile sentenza di morte, qualunque genitore è pronto ad affrontare per il proprio figlio.
Piccoli pazienti di cui non parla nessuno al momento e la cui unica speranza è il nostro Paese.
Aiutaci a far superare queste difficoltà a David e ad altri bambini nelle sue stesse condizioni. Le cure costano, così come l’alloggio nella casa di accoglienza, ma
il futuro è un diritto anche per loro.
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