Dall’inizio della guerra in Ucraina più di 2.000 sfollati interni, provenienti dal Donbass e da altre regioni sotto attacco, di cui 580 bambini, sono stati accolti dal villaggio di Neslukhiv, a Leopoli.
Qui hanno trovato una comunità locale che li ha aiutati sin da subito con cibo e beni di prima necessità e hanno trovato un alloggio temporaneo presso alcune scuole o appartamenti e case vuote. Si trattava appunto di alloggi temporanei, non adatti a un soggiorno prolungato e così quando Fondazione Zaporuka ce ne ha parlato, ci siamo attivati da subito.
Una volta individuato un vecchio edificio abbandonato proprio a Neslukhiv, abbiamo unito le forze insieme a Fondazione Zaporuka. Ci siamo dati un obiettivo grande, ma da raggiungere per forza nonostante la guerra: trasformare questo edificio grigio in una casa per 30 famiglie, che ormai una casa non avevano più. Avevamo a disposizione soltanto 5 mesi per i lavori: sapevamo che l’inverno sarebbe arrivato implacabile in Ucraina, diventando un altro nemico da cui difendersi.
E insieme a Fondazione Zaporuka ce l’abbiamo fatta, grazie anche al fondamentale contributo di Fondazione Rosa Pristina e Fondazione Prosolidar.
Il 20 novembre abbiamo aperto le porte della nuova casa che opsiterà circa 30 famiglie, 100 persone circa in tutto, tra cui bambini malati di cancro, persone disabili e anziani. Oltre a un tetto sopra la propria testa, riceveranno anche un aiuto economico e psico-sociale, per far fronte al dramma che stanno vivendo.
Guarda il video dell'inaugurazione della casa
Sono tutti appartamenti autonomi arredati e con elettrodomestici, con all’esterno spazi verdi con scivoli e giochi per i bambini, ma anche un ambulatorio per le visite mediche, dove dare continuità al supporto psicologico che da sempre forniamo nel Paese.
Così, un vecchio edificio grigio e fatiscente, che dava solo tristezza agli abitanti di Neslukhiv che vi passavano davanti, è ora un luogo di speranza, dal quale si sentono le risate dei bambini che si divertono finalmente e i tipici rumori e profumi delle famiglie che cucinano per pranzo.
È stata una vera e propria festa a cui hanno partecipato le famiglie e gli abitanti del paesino che sono stati da subito vicino ai profughi.
Siamo ancora felici dell’impresa riuscita, ma non possiamo perdere troppo tempo nel festeggiare: dobbiamo andare avanti. Sia per queste famiglie che per altri profughi che stiamo seguendo l’inverno è arrivato e insieme alla guerra è un ulteriore nemico da affrontare.
Per loro c’è finalmente un luogo da chiamare casa, ma non basta: i viveri nel Paese scarseggiano, il freddo è pungente e c’è bisogno per molti di stufette e legna, medicinali e altri beni di prima necessità oltre anche al supporto psicologico costante per loro che hanno perso tutto. Perché se è vero che avere finalmente un proprio posto dove stare è importante, non è questo a cancellare il ricordo di ciò che hanno perso, la paura quotidiana di morire e l’orrore che hanno visto.
Aiutaci a stare loro accanto, continuando le nostre attività
in questa nuova casa d’accoglienza!
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