Ora più che mai dobbiamo continuare le nostre attività: è questo che ci siamo subito detti da quando è scattata la maxi emergenza del Coronavirus. E in quest’ottica ci siamo organizzati.
I nostri colleghi in sede continuano a lavorare in modalità di smart working, ma gli psicologi sono lì, in prima linea anche loro negli ospedali e nelle strutture dove già eravamo presenti. Lo fanno perché è proprio in momenti come questi, periodi eccezionali in cui si affacciano paure e confusione che c’è ancora più bisogno di loro.
I bambini malati che seguiamo, ma soprattutto i loro genitori che ascoltano maggiormente le notizie e si informano, hanno bisogno di essere rassicurati ulteriormente perché oltre all’angoscia del cancro ora ce n’è anche un’altra a scuoterli.
Il Coronavirus non li spaventa e basta, come può spaventare anche chi ha la fortuna di essere sano: cambia anche le loro di abitudini. Quelle mamme e quei papà, abituati a trascorrere le loro giornate in reparto, ora sono costretti a rimanerci insieme ai loro figli. L’isolamento ora è esteso anche ai genitori. Fare dentro e fuori l’ospedale per loro che hanno i figli trapiantati non è pensabile: il pericolo è troppo alto. Ed ecco che a questi genitori viene richiesto un ulteriore sacrificio.
Per loro, già fragili, non possiamo non esserci, con tutte le precauzioni del caso prese insieme ai medici, ovviamente.
Così come non possiamo non esserci in Day Hospital per tutti i bambini, le mamme e i papà che vengono per le cure e tornano a casa. La paura e le difficoltà anche per loro sono alte. Alcune famiglie per esempio vengono fermate lungo la via dalle Forze dell’ordine per i doverosi controlli: si accumulano ritardi, preoccupazione per i moduli magari compilati male, ma anche per la situazione che troveranno in ospedale.
“Sarà sicuro continuare a portare mio figlio per la terapia settimanale?”, “Continueranno a essere somministrate le cure?”, “Dobbiamo sanitizzare tutto a casa?”, “Basteranno guanti e mascherine?” sono soltanto alcune delle domande fatte dai genitori in questi giorni. Le paure più forti però sono quelle che tengono dentro e che solo con un ascolto attivo da parte di uno psicologo riescono a emergere. Lo stesso vale per i bambini malati, che avvertono l’angoscia delle loro mamme e papà e che vedono con i loro occhi la trasformazione di quell’ospedale che ormai conoscono da tempo. Anche il san Matteo di Pavia, infatti, sta competendo con il Coronavirus: il personale medico e infermiere lavora incessantemente giorno e notte. Sono stati istituiti due Pronto Soccorso per accogliere tutti i pazienti come sempre e anche quelli affetti da COVID-19. La maxi emergenza c’è e i bambini malati di cancro la vivono sulla loro pelle, che siano in ospedale o ci vengano solo per le terapie.

A tutti i bambini malati di cancro e le loro famiglie continuiamo a portare le nostre attività di aiuto e supporto anche in questo periodo di maxi emergenza Coronavirus.
Ma nonostante questo, riescono a strapparci un sorriso, come Marco che ho incontrato ieri al policlinico di Pavia durante l’attività di supporto psicologico. Mi ha accolto col suo solito sorriso e mi ha detto…
“Damiano, sai che oggi sono stato io ad aiutare i miei compagni di classe?”
“Grande campione e come hai fatto?”
“Beh loro sono a casa e non possono uscire. Sono come me che sono qua in ospedale. Ho visto alcuni di loro su whatsapp e ho spiegato come faccio io a fare i compiti senza andare a scuola e ho detto di non avere paura. Sai come abbiamo chiamato il nostro gruppo?”
“Come?”
“I fuoriclasse, perché siamo tutti fuori dalla classe, adesso“
Marco in due battute ha spazzato via le preoccupazioni di queste ore. Lui si è raccomandato ai suoi amici di non avere paura, lui che non esce ormai da qualche mese dall’ospedale perché ha un tumore.
Siamo tutti fuoriclasse, ha ragione lui: si può imparare fuori dalla scuola e così possiamo imparare anche noi adulti, fuori dalle nostre abitudini quotidiane, in questo nuovo modo di vivere le giornate.
Per Marco e per tutti i bambini malati di cancro e le loro famiglie continuiamo a portare le nostre attività di aiuto e supporto. Avevano bisogno di noi prima e ora ancora di più. E questo riusciamo a farlo grazie a voi e alla vostra generosità, voi che siete stati Grandi contro il cancro in passato e lo siete ancora ora oggi, in prima linea insieme a noi in questa maxi emergenza Coronavirus.
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