Da inizio emergenza Coronavirus a oggi i nostri psicologi hanno aiutato il personale medico e sanitario del San Matteo di Pavia.
Alcuni di loro si sono aperti anche con noi e ci hanno raccontato come hanno visto questa attività di supporto psicologico e come stanno vivendo questi giorni.
“Non siamo eroi: il nostro lavoro l’abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo con lo stesso impegno e le stesse dinamiche. Per noi i veri eroi sono i pazienti e i loro parenti”.
Questa frase ce l’ha detta una giovane infermiera del Pronto Soccorso, ma è un leit motiv di molte chiacchierate fatte in queste settimane col personale medico e sanitario del San Matteo di Pavia.
Medici, infermieri e personale sanitario si sono ritrovati catapultati in una nuova realtà, con reparti riorganizzati nel giro di poche ore per far fronte al fiume di pazienti in arrivo. Solo nella giornata del 29 febbraio sono stati ben 400 le persone arrivate al Pronto Soccorso del Policlinico di Pavia. Una situazione mai vissuta, nemmeno da chi in quell’ospedale lavora come infermiere da più di 20 anni ed è prossimo alla pensione, come Luigi [nome inventato, ndr].
“Nuovi colleghi da formare, turni più lunghi fino a 12 ore, mascherine da tenere su per molto tempo son tutte queste cose che ci hanno messo in difficoltà. Oltre ovviamente alla relazione coi pazienti: hanno bisogno di tutto e soffro nel vederli, per cui non mi fermo finché sono al lavoro. E la notte non riesco a prendere sonno perché sono ormai iperattivo”.
L’iperattività è uno dei sintomi che i nostri psicologi hanno riscontrato in tantissimi operatori e medici del San Matteo. Sebbene nei reparti COVID si possano fare solo turni di 3h per via della pericolosità del virus, il personale del Policlinico lavora ben oltre il solito. Alcuni lavorano anche il doppio di prima e, guardando indietro a ciò che facevano prima, si sentono quasi in colpa per non aver fatto abbastanza in passato e temono quasi il futuro.
È questo lavorare senza sosta a togliere loro il sonno, oltre agli incubi che alcuni hanno fatto per settimane. Aiutati dagli psicologi di Soleterre, molti di loro ora sono riusciti a scacciarli, ma rimangono comunque pensieri legati a ciò che accadrà dopo.
Molti dei medici e degli infermieri sono genitori e pensano al futuro dei loro piccoli…
“Io ho un figlio piccolo e spesso mi interrogo sul suo futuro. Mi chiedo come sarà la sua vita in un mondo dove forse gli abbracci tra gli amici non ci saranno più. La quotidianità dei gesti già manca a me che lavoro nel reparto di Medicina Generale. Quando visitavo i pazienti, per capire come stavano, parlavo con loro, li visitavo e tastavo le zone dolenti. Ora ho pazienti che spesso non possono parlare perché sono sotto un casco Cpap e mi ritrovo ogni giorno un elenco di nomi di persone sconosciute da chiamare a cui dare la brutta notizia di un parente che non ce l’ha fatta…È molto dura, ma devo dire che una cosa bella in questo periodo c’è stata: il vostro supporto psicologico. Anche solo sapere che ci siete, avere la certezza di poter contare su di voi quando ce n’è bisogno è una grande cosa. Ho consigliato persino ai parenti dei malati COVID-19 di rivolgersi a voi in caso di necessità, da remoto tramite cellulare. Per me e per i miei colleghi siete di grande aiuto e spero che finalmente si capisca quanto sia importante avere un supporto psicologico fisso per noi che lavoriamo in ospedale, non solo in momenti di emergenza, ma anche in tempi “normali”. Perché non è mai facile per noi comunicare brutte notizie…” – ci ha raccontato una Dottoressa in Medicina Generale.
Sapere che la nostra attività di aiuto psicologico sta servendo anche ai medici e al personale sanitario del San Matteo di Pavia ci dà un’immensa forza.
Come sapete, la figura dello psicologo in ospedale è una figura non ancora prevista dal Servizio Sanitario Nazionale. Gli ospedali che hanno la fortuna di averlo hanno dovuto appoggiarsi ad associazioni esterne, com’è nel nostro caso, o prevederlo come voce di budget, non sempre facilmente sostenibile.
È sicuramente un costo per molti, ma quale sarebbe ora il costo umano della mancanza di un sostegno psicologico interno? Incalcolabile.
Per quello ringraziamo tutti coloro grazie ai quali riusciamo a esserci da anni. C’è ancora molto da fare, ma sappiamo che possiamo farlo insieme: andrà tutto bene se ci adoperiamo a farlo tutti insieme.
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