Quando per 34 anni insegni musica ai bambini, pensi che la tua vita sarà sempre quella: in mezzo ai piccoli a trasmettere loro la tua passione. Ma poi arriva un missile e colpisce il condominio vicino a casa tua e la vita smette di essere quella che era, trasformandosi in una grande incognita.
È quello che è accaduto a Olena, insegnante di musica a Lysychansk e mamma di due figli, di cui uno disabile. Fino al 30 marzo scorso, la sua vita si svolgeva tranquilla: insegnava a suonare il bayan e la fisarmonica a gruppi di bambini e adolescenti, con ottimi risultati anche: molti dei suoi allievi hanno vinto premi. Lo scoppio della guerra però ha sparpagliato i suoi allievi ovunque: molti hanno trovato rifugio in Europa, ma con altri non è rimasta in contatto.
La situazione è poi precipitata quando ha dovuto abbandonare la città insieme ai suoi figli e andare a Leopoli, insieme ad altre mille persone.
“Dopo essere arrivati in città, i volontari sono venuti a prenderci e ci hanno aiutato con cibo, beni e informazioni. Ci siamo finalmente riposati e ripresi un po’, prima di spostarci al villaggio di Didyliv, nella scuola locale che è diventata la nostra nuova casa. La gente locale ci ha portato cibo, gli psicologi hanno lavorato con noi, organizzando anche corsi di disegno e scultura. Volevano che ci calmassimo, ci distraessimo e così è stato, grazie a loro”.
Grazie a questa serenità, Olena e la sua famiglia hanno potuto ritrovare un ritmo di vita un po’ più “normale”. La guerra li circonda, ma hanno trovato persone accoglienti con cui stringere legami e confrontarsi. Olena è persino riuscita a trovare una nuova passione: il ricamo. E tutto questo è stato possibile grazie all’accoglienza che ha ricevuto e al supporto psicologico che è stato fondamentale, non solo per lei, ma per tutti coloro che come loro sono ospiti delle strutture seguite da noi e da Fondazione Zaporuka, il nostro partner ventennale in Ucraina.
“Non mi aspettavo che tutto sarebbe stato fatto con tanto calore, con tanto rispetto per i nostri bisogni. Tutto è preso in considerazione nei minimi dettagli. Siamo grati perché avete capito che è importante per coloro che hanno perso la casa non solo trovare un tetto sopra la testa. Vogliono finalmente fermarsi e sentirsi a casa. A casa propria”, ci ha confidato Olena.
Olena e i suoi figli sono solo alcune delle persone di cui ci stiamo occupando in Ucraina, tra le mille difficoltà della guerra e del freddo. Come lei, ci sono tantissimi altri che ancora hanno bisogno di un aiuto concreto e di essere accolti con la stessa attenzione.
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