La risoluzione 70/32, nata in seno all’ultima Assemblea Mondiale della Sanità di quest’anno, è stata accolta con molto favore dalle realtà internazionali che si occupano di oncologia.
L’elemento principale di innovazione, rispetto alla risoluzione precedente – datata 2005, è che si riconosce al cancro un impatto socio economico oltre che sanitario e che per arginare tale impatto sia necessario ed impellente intervenire con un impegno globale in cui i singoli Stati operino per affrontare la lotta ai tumori a partire dalla radice.
Agli Stati sono state date, infatti, delle nuove linee guida non solo per promuovere la salute e ridurre i fattori di rischio, ma anche per combattere il cancro sul fronte dell’ineguaglianza all’accesso a diagnosi precoci e a trattamenti tempestivi ed appropriati.
Nonostante la medicina abbia fatto grandissimi progressi nella cura del tumore, i numeri sono ancora spaventosi: nel 2015 a causa del cancro sono morte 8.7 milioni di persone e sono stati diagnosticati 17,5 milioni di nuovi casi (erano 14,1 nel 2012 e saranno 21,6 nel 2030).
Il costo finanziario del cancro sta ormai danneggiando anche le economie dei Paesi più ricchi e insieme impoverendo i ceti più deboli della popolazione a causa dei costi proibitivi delle cure che portano individui e famiglie al collasso finanziario. Ad oggi circa il 47% dei casi di cancro e il 55% delle morti dovute a questa malattia si manifesta nei Paesi a basso e medio reddito. Nel 2030 la grande maggioranza, il 60/70% de nuovi casi, apparirà proprio in questi Paesi dove le condizioni ambientali, sociali ed economiche non permettono a grandi parti della popolazione di accedere e utilizzare servizi sanitari e trattamenti per la cura del cancro.
La risoluzione 70/32 “Cancer prevention and control in the context of an integrated approach” di questo 2017 è considerata una risposta concreta per combattere su entrambi i fronti: quello del crescente numero di casi diagnosticati e quello dell’impatto economico che si riversa sia sugli individui che sui budget sanitari dei singoli Paesi.
Essa va a rafforzare una linea pressante di intervento proposta dalle Nazioni Unite sia attraverso il Global Action Plan on Non-Communicable Diseases dell’OMS (NCDs) che gli ambiziosi target dei nuovi Sustainable Development Goals (SDGs) per il 2030.
Il target 3 (assicurare vite sane e promuovere il benessere per tutti a tutte le età) e il 3.4 (ridurre di un terzo le morti premature a causa di malattie non trasmissibili) degli SDGs compaiono anche nella risoluzione, affermando il principio secondo il quale per sconfiggere il cancro sia necessario intervenire anche sulle barriere socio economiche in fase di diagnosi e cura. Si tratta in sostanza di promuovere la realizzazione della copertura sanitaria universale (target 3.8).
La risoluzione si occupa da una parte di promozione della salute e di riduzione dei fattori di rischio – con particolare enfasi sulle policy sul controllo del consumo di tabacco e sulle vaccinazioni. Dall’altra pone l’attenzione sull’ineguaglianza nell’accesso alla diagnosi precoce e a puntuali e appropriati trattamenti (includendo tra essi il sollievo dal dolore e le cure palliative non disponibili in moltissimi Paesi). Tra le azioni non più rinviabili appare la questione dei registri e della raccolta dati e quella della creazione di reti per aumentare le risorse economiche e umane a disposizione della lotta al cancro.
Gli Stati, che hanno votato questa risoluzione all’unanimità, si sono posti anche l’obiettivo di tutelare in maniera più incisiva i gruppi di pazienti oncologici più vulnerabili (bambini, adolescenti e giovani adulti).
In questo percorso di evoluzione dell’approccio delle Nazioni Unite sul tema delle malattie non trasmissibili (ed oncologiche in particolare) la risoluzione 70/32 è da considerarsi uno dei successi dell’attività di advocacy promossa dalla società civile e da associazioni internazionali come la NCD Alliance (Non-Communicable Diseases Alliance) e la UICC (Union for International Cancer Control), di cui anche Soleterre fa parte.
Da anni la UICC ha concentrato le sue richieste sul rafforzamento della diagnosi precoce, sull’accessibilità a trattamenti e cure di qualità, sulla disponibilità di chirurgia, radioterapia e oppioidi per il controllo del dolore, di medicinali oncologici di qualità a prezzi sostenibili. Ma più di ogni altra cosa, valutando l’impatto del cancro sui Paesi in via di Sviluppo, la UICC ha cercato di legare sempre più il tema oncologico a quello dello sviluppo. Un’intuizione ora accolta a pieno titolo anche dalle maggiori istituzioni sanitarie mondiali.
Nell’Assemblea, tra le raccomandazioni dedicate in generale alle malattie non trasmissibili, sono stati individuati 4 fattori chiave che possono incidere sulla riduzione della mortalità per tumore già entro il 2025. Essi sono:
- Programmi di diagnosi precoce per il cancro alla cervice, al seno e a colon retto.
- Sviluppo di partnership, di network di riferimento e di centri di eccellenza per migliorare la qualità della diagnosi, del trattamento e della cura e per facilitare la cooperazione multidisciplinare.
- La formazione del personale sanitario ad ogni livello.
- Il rafforzamento delle cure palliative e promozione del follow up e della riabilitazione per i sopravvissuti.
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