Il 5 e 6 novembre scorsi a Milano si è svolto l’incontro dei Ministri della Salute del G7 (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, e Usa): i cambiamenti climatici, la resistenza agli antibiotici e la salute delle donne e dei giovani sono i principali temi su cui i ministri si sono confrontati, insieme al commissario Ue alla salute e ai direttori di Oms, Fao, Oie, Ocse ed Efsa.
Tematiche di primaria importanza e attualità che necessitano di soluzioni integrate e condivise per essere efficaci globalmente. L’11% della popolazione mondiale ha problemi di alimentazione, soprattutto in zone coinvolte da conflitti e da situazioni ambientali disperate. Quasi 700 milioni di persone al mondo, secondo l’OMS e l’UNICEF, non possono usufruire di acqua pulita, fondamentale per preservare la salute attraverso una corretta alimentazione e igiene. L’accesso ai farmaci è determinato dalle logiche di mercato imposte dalle multinazionali che governano il settore e non certo da priorità decise in base a obiettivi di salute pubblica. I governi della maggior parte dei Paesi, anche di quelli che si sono dotati di un servizio sanitario nazionale, da anni riducono le risorse assegnate alla tutela della salute nei loro bilanci, perseguono politiche di privatizzazione dei servizi e di riduzione dell’accesso universale e gratuito alle cure, nel perseguimento di logiche di mercato a discapito della reale tutela del diritto alla salute dei cittadini.
Alla sistematica riduzione dell’impegno pubblico in sanità corrisponde spesso una precisa suddivisione: un servizio sanitario pubblico “al ribasso” per i meno abbienti (o per chi non ha una sufficiente tutela contrattuale) e dall’altro una sanità privatizzata differenziata a seconda dei benefit previsti dai contratti lavorativi o solo per chi se la può pagare. Eppure è stato dimostrato che i sistemi sanitari pubblici sono più efficaci di quelli privati: offrono maggiori garanzie nella tutela della salute, e sono meno costosi da un punto di vista economico.
Non a caso, i paesi del G7 che si sono riuniti a Milano sono gli stessi che in gran segreto dal 2013 stanno trattando l’accordo TiSA (Trade in Services Agreement) sugli scambi dei servizi, tra cui figurano anche l’istruzione e la sanità. Nel 2015 l’agenzia AWP Associated Whistleblowing Press (formata da giornalisti investigativi) avevo reso pubblico un documento del Tisa dove si leggeva: “C’è un potenziale enorme ancora non sfruttato per la globalizzazione dei servizi sanitari”. Ciò è dovuto al fatto che i sistemi sanitari sono finanziati ed erogati dallo Stato o da enti assistenziali e non sono di nessun interesse da parte degli investitori stranieri a causa dell’assenza di finalità commerciali”. La soluzione proposta è quella di privatizzare tutto aprendo le porte ai grandi fondi finanziari e alle compagnie di assicurazioni, cancellando il sistema sanitario pubblico e universale laddove ancora esiste (quindi anche in Italia).
Per questo motivo, il 4 e 5 novembre sempre a Milano si è tenuto il Forum internazionale per il Diritto alla salute e l’accesso universale alle cure, organizzato da associazioni e movimenti che operano nel settore del diritto alla salute e dell’ambiente, chiamate a raccolta da GUE, gruppo parlamentare “Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica” in collaborazione col gruppo consiliare “Milano in Comune” e con il Comitato “Salute senza padroni e senza confini”, per porsi in aperta antitesi all’incontro dei Ministri della Salute del G7.
L’obiettivo del Forum, a cui Soleterre ha aderito e partecipato, era quello di realizzare due giornate di riflessioni e confronti per esporre e approfondire le reali priorità nel campo della tutela della salute, indicare le scelte da compiere, mostrare le buone pratiche sperimentate sui territori e organizzare un’agenda globale di lotta con obiettivi precisi contro la privatizzazione della sanità, affrontando temi fondamentali quali la disuguaglianza sociale e la povertà come determinanti di malattie, l’accesso ai farmaci e alle cure, la privatizzazione dei servizi sanitari, le cause, le conseguenze e le responsabilità dei cambiamenti climatici, la difesa dell’acqua e della terra come beni comuni.
Prendiamo il caso del cancro, trattato nel corso della prima sessione del Forum dedicata al rapporto tra diseguaglianze sociali, povertà e malattia dal prof. Franco Cavalli[1]. Gli studi sulla correlazione tra diseguaglianza sociale e incidenza dei tumori non sembrano trovare fondi sufficienti per poter essere realizzati, mentre è evidente come questa malattia cronica abbia una storia clinica con una forte relazione con i fattori socio-economici, in particolare per quanto riguarda l’accesso alle cure sanitarie e la possibilità di una diagnosi tempestiva, ossia i fattori che influenzano in maniera importante la prognosi e i risultati terapeutici[2]. Stesso discorso vale anche per quanto riguarda la prevenzione visto che l’insorgenza di molti tumori può essere collegata a stili di vita errati.
Dato che, a livello mondiale, nel 2035 le persone affette da tumore supereranno i 25 milioni, capire come ottimizzare i processi di diagnosi e cura e quali fattori individuali di tipo biologico, clinico, demografico e socio-economico condizionano l’efficacia di tali politiche è diventato un obiettivo di grande rilevanza per migliorare le opportunità di sopravvivenza dei malati. Anche perché la maggior parte dei farmaci anti-tumorali ha dimostrato una generale scarsa efficacia. Senza contare che solo il 3% di questi farmaci è destinato ai Paesi poveri, mentre 40 tra i cosiddetti “paesi in via di sviluppo” non possono contare nemmeno su un centro di radioterapia. Qui, l’incidenza della mortalità per cancro è un aumento, non solo perché le cause delle tipologie di tumore più diffuse vanno ricondotte soprattutto alla povertà, ma anche perché mancano politiche di prevenzione primaria e secondaria, mentre il prezzo dei farmaci è aumentato anche di 50 volte negli ultimi 25 anni, colpendo soprattutto le popolazioni e i governi più poveri, senza peraltro che ci sia una reale correlazione tra prezzo del farmaco e sua efficacia.
Per cercare di modificare questa drammatica situazione, il 5 novembre il Forum è stato seguito da un incontro nazionale tra le reti, le organizzazioni e i movimenti attivi sui diversi temi della tutela della salute e dei cambiamenti climatici operanti in Italia e all’estero che, in vista di una campagna di mobilitazione internazionale verso il 7 aprile, giornata mondiale della salute, si sono impegnati a promuovere e difendere i seguenti principi:
- la tutela della salute è un diritto umano fondamentale e non una fonte di profitto, i servizi sanitari devono essere perciò protetti da ogni logica di mercato;
- prevenzione e promozione della salute devono essere al centro in tutti gli aspetti della vita e del lavoro;
- garantire prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci, accessibili a tutte e a tutti, senza vincoli di cittadinanza, è una responsabilità dei governi, che devono investire risorse adeguate;
- il finanziamento dei servizi di tutela della salute deve essere di tipo progressivo, basato sulla fiscalità generale e sul principio di redistribuzione delle risorse;
- le persone, attraverso una partecipazione democratica, devono giocare un ruolo attivo nei propri percorsi di cura e nella definizione delle politiche di salute locali, nazionali e globali.
Per saperne di più:
Salute Internazionale, 18 marzo 2015, TTIp e TISA. La salute in vendita
Il piccolo, 01 novembre 2016, Effetto “Glasgow”: stress e disagio sociale accorciano la nostra vita
[1] Franco Cavalli, oncologo presso l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI), già presidente dell’Unione Internazionale contro il Cancro (UICC).
[2] https://boa.unimib.it/retrieve/handle/10281/111389/161602/phd_unimib_773941.pdf