I dati emersi dal VII Rapporto Censis-RBM sulla sanità pubblicato a giugno e quelli resi pubblici a luglio dall’Istat sulla povertà in Italia dimostrano senza ombra di dubbio che nel nostro Paese la salute non è un diritto garantito a tutti, ma solo a chi può permetterselo.
Soprattutto a causa dell’incessante allungamento delle liste d’attesa per visite specialistiche e screening, infatti, nel 2016 gli italiani hanno speso 35.2 miliardi di euro “out of pocket”, spesi cioè nella sanità privata, che grava mediamente sulle spalle di ogni famiglia per circa 580 euro, ma è destinata a raggiungere quota 1000 euro nei prossimi anni a causa del progressivo disinvestimento dalla sanità pubblica (-1% tra il 2009 e il 2015). La conseguenza è che aumenta il numero di persone che non riesce a curarsi: 12.2 milioni hanno dovuto rinviare o rinunciare alle prestazioni sanitarie nel 2016 (+1.2 milioni rispetto al 2015).
Un dato che non stupisce visto che, secondo l’Istat, la povertà relativa in Italia rimane stabile, riguardando circa il 10.6% delle famiglie (oltre 8 milioni di individui), mentre circa 1 milione 619 mila famiglie vivono in povertà assoluta, soprattutto quelle con 3 o più figli minori (per le quali l’incidenza è salita dal 18.3% del 2015 al 26.8% del 2016).
La spesa sanitaria privata pesa in modo particolarmente grave su chi ha meno: quasi due terzi delle persone a basso reddito hanno dovuto ricorrere alla sanità privata, cosi come il 76.6% dei malati cronici. Senza contare che 6 milioni di italiani, residenti soprattutto al Sud e nelle Isole, hanno dovuto spostarsi in altre regioni per farsi curare, affrontando spese ingenti.
Tra i nuovi poveri, molti lo sono a causa della salute: 13 milioni di italiani hanno dovuto abbassare il loro tenore di vita a causa delle spese out of pocket, 7.8 milioni hanno dovuto usare tutti i loro risparmi o si sono indebitati, 1.8 milioni sono entrati nell’area delle povertà.
La situazione non è diversa nel resto d’Europa. Da un’indagine svolta dal Forum Europeo dei Pazienti (European Patients Forum – EPF) e pubblicata a dicembre 2016 sull’accesso ai servizi sanitari da parte dei malati cronici nei paesi europei, è emerso che il 60% degli intervistati ha avuto difficoltà finanziarie a causa dei costi per le cure e i trattamenti sanitari e ha dovuto ridurre sostanzialmente le spese per coprire bisogni essenziali quali cibo e vestiti, o rimandare visite e trattamenti sanitari. Molti rilevano una carenza o una scarsa qualità di informazioni sui servizi sanitari pubblici a disposizione, oltre che una generale scarsa trasparenza sui loro costi, mentre la maggior parte denuncia ritardi, soprattutto nell’accedere a visite specialistiche, che li costringono a rivolgersi alla sanità privata e/o a spostarsi da una città/regione all’altra. Senza contare che i malati cronici hanno bisogni specifici (come ad esempio la fisioterapia) che in genere non sono coperti dai sistemi sanitari nazionali.
Anche in seguito a questi risultati, EPF ha lanciato a gennaio di quest’anno la campagna Universal Health Coverage for All (Copertura Sanitaria Universale per Tutti), attiva fino a Dicembre 2017, per contribuire a superare le barriere strutturali e istituzionali che i pazienti devono ancora affrontare nell’accesso ai sistemi sanitari, stimolando la cooperazione tra i paesi europei, in linea con i nuovi Obiettivi del Millennio, tra cui quello di raggiungere la Copertura Sanitaria Universale per tutti entro il 2030.
La campagna, a cui Soleterre aderisce e che invitiamo tutti a sostenere cliccando nel box in fondo alla newsletter e firmando, è promossa dalle Associazioni di Pazienti: i malati e le loro famiglie, sulla base della loro esperienza e della loro interazione con il sistema sanitario, sono gli attori fondamentali per identificare eventuali gap tra domanda e offerta a cui gli Stati devono adattarsi, soprattutto in relazione ai cambiamenti demografici, con una popolazione sempre più anziana e un numero di persone con malattie croniche in aumento, mentre bambini e giovani sopravvissuti a queste patologie vivono sempre più a lungo grazie ai trattamenti medici.
La Campagna Europea per la Copertura Sanitaria Universale definisce e propone ai decisori politici azioni concrete per impegnarsi, in particolare, in 5 ambiti:
1) garantire l’accesso a sistemi sanitari di qualità in tutti i paesi dell’Unione Europea;
2) impegnarsi per assicurare adeguati investimenti in salute pubblica;
3) promuovere l’accesso equo a prodotti e servizi sanitari;
4) offrire un approccio olistico per rispondere ai bisogni dei pazienti, soprattutto malati cronici, includendo una gamma di servizi sanitari e sociali oggi esclusi tra quelli coperti dal SSN:
5) fermare la discriminazione e lo stigma che spesso colpiscono i pazienti, soprattutto i cosiddetti “lungo sopravviventi”.