Il COVID-19 ha sconvolto le vite di molte persone, ma nonostante le difficoltà legate al lockdown siamo riusciti a garantire anche il supporto psicologico al San Matteo di Pavia, persino nel periodo di massima emergenza. E anche oggi continuiamo con le nostre attività in reparto e non solo.
Leggi la storia di uno dei ragazzi ricoverati in ospedale e il racconto della nostra psicologa, Francesca Bigoni.
Il COVID-19 ha cambiato i ritmi di vita di tutte le persone, a cominciare dai medici e dal personale sanitario impegnato in turni massacranti durante il picco della pandemia, dei nostri psicologi presenti in prima linea, ma anche dei pazienti piccoli e adolescenti in reparto o che solitamente si sottoponevano alle cure in Day Hospital.
Per far fronte all’emergenza e al lockdown e non lasciare le famiglie e i bambini malati di cancro ci siamo subito attrezzati per proseguire online le sessioni di supporto psicologico.
Nella sfortuna e difficoltà del periodo, il sostegno psicologico a distanza è stata un’opportunità per i pazienti, come loro stessi ci hanno detto in seguito. Essendo molti di loro forzatamente a casa, i bambini e i ragazzi malati erano più rilassati nei loro ambienti di sempre. I momenti di condivisione online insieme ai nostri psicologi sono stati maggiori e più profondi, senza interruzione per via delle terapie.
Tanto che il nostro team sta pensando di monitorare i pazienti da lontano anche durante le vacanze per avere continuità.
Le difficoltà dei piccoli e dei grandi
“Frequento un master di Medicina Narrativa e quindi raccolgo, col loro consenso, un po’ di storie dei pazienti. Vorrei poter usarle per aiutare altri bambini e genitori in difficoltà di fronte al cancro”. Francesca Bigoni è una delle psicologhe del nostro team che segue in presenza, ma anche a distanza alcuni dei piccoli e degli adolescenti in cura al Policlinico San Matteo di Pavia.
“Ho iniziato tanti percorsi nuovi con alcuni bambini i cui ricoveri per via del COVID sono stati rimandati più avanti. Arrivati in reparto si sono trovati davanti un mondo diverso: un ospedale praticamente sigillato dove i controlli sono molto alti…Una volta in isolamento, possono avere la compagnia di un solo genitore, che non può uscire dalla stanza se non per andare in bagno o scaldare il cibo”, ci dice Francesca.
Anche la condizione dei genitori è quindi molto difficile. Per questioni di sicurezza, mamme e papà non possono darsi il cambio come accadeva una volta, né possono scambiare più di due due chiacchiere al volo con altri genitori, anche loro purtroppo costretti a passare la maggior parte del tempo chiusi nelle stanze in reparto. Persino sfogarsi al telefono per loro è difficile: non vogliono farsi sentire dai propri figli e far crescere in loro il senso di colpa. È qui che diventa fondamentale poter aver uno spazio personale dove poter confrontarsi con i nostri psicologi e potersi confidare, lavorando su alcuni aspetti della loro vita, legata alla malattia del figlio o della figlia.
Il supporto psicologico è parte integrante della cura

Lorenzo e il suo 10 all’esame di terza media
Il reparto regala però anche storie belle e di speranza, come quella di Lorenzo.
Lorenzo ha 14 anni e ha sostenuto l’esame di terza media una settimana dopo il trapianto, avvenuto al Policlinico di Pavia.
L’esame l’ha sostenuto con i professori direttamente in ospedale, non potendo ancora uscire. La sua tesina sull’Afghanistan gli ha fruttato un bel 10: una soddisfazione incredibile visto tutto ciò che ha passato fino a oggi!
Ora la mente va tutta alle superiori e ovviamente ci sono anche delle paure legate a questo nuovo inizio. Oltre all’ansia legate alle possibili complicanze, alla lunghezza della degenza, alle possibili ricadute, Lorenzo si chiede come verrà accolto dai compagni. Ha paura di sentirsi diverso per via dei segni che il tumore potrebbe lasciargli. Sono paure che lo condizionano, ovviamente, e che affronta nei colloqui con Francesca.
Il giudizio degli altri è un problema che hanno molti bambini e adolescenti malati di cancro. Molti di loro durante le lezioni da remoto lasciavano spenta la webcam per non farsi vedere dai compagni e dagli insegnanti. Le terapie infatti hanno purtroppo un impatto sul loro fisico: tendono a perdere i capelli, a gonfiarsi per via delle medicine. Sono paure a volte espresse a parole, a volte trattenute e che spesso solo una figura come uno psicologo riesce a tirare fuori…
Di questi bambini e ragazzi ammiriamo la tenacia, il coraggio che anche stavolta hanno dimostrato. Nonostante la paura del contagio e i problemi legati alla loro malattia, vanno avanti come un treno. Sono un esempio per tutti noi adulti che spesso ci lasciamo sopraffare da difficoltà piccole rispetto a quelle che affrontano loro.
Il supporto psicologico è parte integrante della cura.
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