Quando vivi in un Paese in guerra pensi che non possa esserci nulla di peggio. Poi però arriva la notizia della malattia di tua figlia e il tuo mondo precipita…
È quello che è successo alla famiglia di Ania, 7 anni, cinque giorni prima del suo compleanno. La bimba vive a Horlivka, un paese a sud dell’Ucraina occupato dai soldati, distante da Kiev più di 700 chilometri.
Come fare per darle adeguate cure? Dove stare durante le terapie? Come andranno? Queste sono le prime domande dei suoi genitori oltre al trovare un modo per non pronunciare davanti a lei le parole cancro e tumore, anche se Ania aveva capito già.
Ma poi Ania e sua mamma sono arrivate nella nostra Casa d’Accoglienza!
“Quando siamo arrivate alla Dacha, abbiamo pensato di aver sbagliato indirizzo”, ci racconta la mamma. “Avevamo immaginato un altro reparto ospedaliero, invece abbiamo trovato non solo una casa grande e accogliente, ma una vera a propria famiglia con cui condividere i pensieri e i timori. Abbiamo conosciuto delle persone sempre pronte a supportarti e darti un abbraccio di conforto.
La nostra prima notte nella Dacha ci siamo riuniti in cucina per cenare insieme, abbiamo riso e raccontato le nostre storie. Come a casa. Dopo cena siamo andate nella nostra stanza e ci siamo addormentate abbracciate e serene come non capitava da molto tempo. Per la prima volta dopo molti mesi, ho smesso di piangere ogni momento e mi sono sentita felice”.

Nella nostra casa di accoglienza a Kiev, i bambini e i loro genitori vivono la malattia con più serenità: ogni settimana ci sono gli incontri di supporto con la psicologa, vengono organizzate regolarmente attività ricreative e feste con i clown e gli animatori. Grazie a queste emozioni positive i bambini reagiscono meglio alle terapie.
Presto anche Ania terminerà le cure e potrà ritornare nella sua vera casa, intanto però è felicissima di stare alla Dacha. Quando ritorna dalle terapie dice sempre alla mamma: “Evviva, andiamo alla Dacha! Quello che succede dopo non importa.”.
Lo spirito di Ania è contagioso e si riflette positivamente anche sull’umore degli altri piccoli pazienti! Lei e la sua mamma sono un esempio e un punto di riferimento per le altre famiglie su come accettare la malattia e superare le difficoltà.
Tutto questo è stato reso possibile grazie a chi ha creduto nel nostro progetto e continua a crederci.
Stare accanto ai bambini malati di cancro e alle loro famiglie è un impegno che ci siamo presi e per il quale ci vuole costanza.
Aiutaci ad andare avanti così, specialmente in questo periodo difficile!
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