Sembrava ormai che la curva di contagio stesse calando, ma purtroppo anche in Uganda il COVID-19 è tornato più forte che mai con la sua seconda ondata: la World Health Organization parla di un 130% di casi in più in due settimane.
In quel Paese siamo presenti da anni ormai col nostro supporto psicologico e sostenendo l’unità pediatrica dell’ospedale di Gulu. Da inizio emergenza il nostro staff in loco ha dato manforte a medici e infermieri, non sapendo che il peggio dovesse arrivare proprio ora. Abbiamo fornito materiale necessario per la prevenzione del virus, come punti di lavaggio mani e disinfettante. Il tutto continuando a portare avanti i lavori legati ai nostri progetti pre-esistenti.
A causa delle varianti, a essere colpiti sono ora i più giovani. Alcuni ospedali non riescono più ad accettare pazienti, i quali vengono ospitati negli stadi e ovviamente tutto ciò significa anche carenza di ossigeno, purtroppo.
La perdita di una cara collega
Molte persone stanno morendo proprio perché la sanità in Uganda è al collasso…È quanto è accaduto a Edna Acayo che per molti anni ha lavorato insieme a noi, seguendo i nostri psicologi e dando assistenza alle famiglie. Edna, impegnata in prima linea contro il virus lo ha alla fine contratto: ha cominciato ad avere problemi respiratori sempre più importanti fino alla sua ospedalizzazione a Gulu. Lì purtroppo, proprio perché l’ospedale non aveva abbastanza ossigeno per tutti, è venuta a mancare a soli 53 anni lasciando i suoi figli, già orfani di padre, da soli…

Non ci fermiamo!
Nonostante la grave situazione, i nostri psicologi e il nostro staff continua ad andare avanti nelle proprie attività e ad aiutare come possono anche il personale medico-infermieristico che – come in Italia – sta riscontrando problemi psicologici, purtroppo. Il carico di lavoro e le morti continue fanno sì che le loro giornate siano purtroppo fatte anche di ansia e in alcuni casi di burnout.
Accanto a questa emergenza, stiamo continuando a ristrutturare il blocco pediatrico dell’ospedale di Gulu e a fornirgli l’equipaggiamento necessario, come ad esempio lettino per le visite dei pazienti e delle mamme per le quali teniamo momenti di sensibilizzazione sulla malnutrizione. In Uganda infatti la percentuale di bambini che muoiono per malnutrizione è ancora purtroppo molto elevata: viene a mancare ben il 30% dei bambini sotto i 5 anni…
Allo stesso modo continuiamo a ospitare i bambini malati di cancro, soprattutto col linfoma di Bukitts, e le loro famiglie presso la Rainbow family home. Le richieste sono sempre tante ed è difficile accontentarle sempre tutte.
Per questo sapervi accanto è una sicurezza per noi: grazie a ciò che fino a oggi avete fatto, ci avete permesso di aiutare numeroso famiglie e salvare vite, anche dal COVID.
È un momento ancora più difficile quello che l’Uganda sta passando e speriamo di poter contare su di voi anche stavolta!
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