L’esplosione del reattore di Chernobyl ci sembra un avvenimento lontano: d’altronde sono passati 35 anni. Eppure i suoi effetti sono ancora ben presenti: continuiamo ormai da più di 16 anni a vederli in Ucraina, il primo Paese in cui abbiamo lanciato il nostro progetto Grande contro il Cancro.
Solo l’anno scorso in quella nazione si sono registrati più di 1.400 casi di tumori infantili, soprattutto leucemie. Ma Chernobyl è un mostro che scava ancora oggi anche nelle coscienze di chi l’ha vissuto…L’Ucraina è infatti uno dei Paesi al mondo con più suicidi: il 30% dei maschi nati proprio dopo questo disastro, che ha lasciato segni tangibili nei loro corpi e nelle loro menti. La paura delle radiazioni infatti è la paura per qualcosa che non si vede e in più di cui non si parla molto. Dopo tutti questi anni, infatti, ancora oggi nel Paese si tende a non parlare del disastro nucleare e mai a livello ufficiale sono state diffuse statistiche internamente alla nazione.
Cos’è cambiato in 35 anni
“In 35 anni sono cambiate molte cose: l’unica cosa che non è cambiata è il supporto di Soleterre”, dice Natalia Onipko, nostra coordinatrice in Ucraina, una delle prime persone che abbiamo incontrato la prima volta che siamo andati in quel Paese per capire cosa potessimo fare.
Siamo stati i primi a portare in Ucraina l’aiuto psicologico, il servizio di riabilitazione fisica; abbiamo formato 99 pediatri specializzati, aiutato oltre 600 bambini malati e abbiamo aperto la prima – e per ora unica – casa di accoglienza a Kiev, che non fa pagare nulla ai propri ospiti.
Molti dei piccoli malati di cancro che sono passati dalla nostra struttura sono oggi adulti, come Inna, nata proprio nel 1986, l’anno di Chernobyl. Inna è oggi una donna felice, ma ha dovuto rivivere il cancro attraverso suo figlia Yulia che a 5 anni si è ammalata di tumore e – come lei – per fortuna ne è guarita grazie anche all’aiuto ricevuto.
C’è però ancora molto da fare: come abbiamo detto gli effetti si sentono ancora e i bambini ancora oggi si ammalano. Alisa, per esempio, è nata 7 anni fa eppure anche lei ha subìto gli effetti di un disastro nucleare lontano: tre lunghi anni di chemioterapia che per fortuna oggi non si ricorda più. Ha superato il cancro e ora vive la sua vita come tutte le bimbe della sua età.
È una delle tante storie finite bene, ma c’è ancora molto da fare in Ucraina. Anche se il tasso di sopravvivenza ai tumori infantili è oggi salito al 60%, ci si ammala ancora e da un anno a questa parte c’è anche il problema del COVID-19. Le frontiere sono chiuse e i bambini con i casi peggiori non possono purtroppo andare all’estero per le cure, inoltre i medicinali spesso non arrivano in tempo.
I problemi che persino noi abbiamo toccato con mano in Italia sono in Ucraina amplificati per tutta una serie di motivi socio-economici e culturali. Oggi collaboriamo con tre oncologie pediatriche a Kiev e Leopoli, dove supportiamo anche un centro per i trapianti di midollo, fondamentali per la cura delle leucemie. Tutte attività che hanno un costo elevato, ma che non possiamo non portare avanti.
Ci sei stato accanto fino a oggi: che ne dici di celebrare con noi questo triste anniversario con un gesto di speranza?
Fai una donazione anche piccola per tutti i bambini ucraini che ogni giorno fronteggiano una malattia più grande di loro, ma che insieme possiamo sconfiggere!
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